La storia di Marta Pelizzi, grazie al web sfida il destino e vince

La storia di Marta Pelizzi, grazie al web sfida il destino e vince

La storia di Marta Pelizzi, che grazie al web sfida il destino e vince
MARTA PELIZZI

Intervista a cura di Gianfranco D’Anna

Vite spezzate, vite ritrovate. Dopo le roventi polemiche sul web che uccide a riportare il dibattito entro i confini della razionalità é la storia di Marta Pellizzi che a 18 anni mentre studiava perde la vista.

“Mi sentivo una morta che camminava, incredula e sull’orlo della disperazione” – ricorda Marta – che, tuttavia, si ribella al destino e con enorme determinazione e coraggio dopo essersi laureata in Scienza delle comunicazioni all’Università di Ferrara è diventata una affermata blogger ed esperta di social media marketing e svolge attività di consulenza per importanti aziende. Marta Pellizzi ora ha 27 anni, risiede e lavora ad Imola. PinkItalia l’ha intervistata:

La storia di Marta Pelizzi, che grazie al web sfida il destino e vince

  •  Come è avvenuta la tua metamorfosi sul web?

 Il web è diventato per me uno strumento indispensabile. Grazie al web ho l’opportunità di condividere la mia storia e trovare nuovi clienti. Oggi giorno tutti compiono metamorfosi sul web, da una parte coloro che amano condividere l’inutilità dimostrandosi individualisti e, dall’altra parte, chi ama condividere in modo sano se stesso e il proprio lavoro.

Io ho scelto di seguire la seconda strada: amo condividere me stessa e il mio lavoro in modo sano per poter raggiungere il numero più alto di utenti da coinvolgere con le mie parole e la mia storia. Sono una “specialista dei social” (Social Media Specialist) per lavoro e questo influenza molto il mio modo di approcciarmi con gli altri: vita personale e esigenze lavorative si fondono e confondono, dando vita alla voglia di riscatto che è maturata da quando ho deciso che il destino non poteva essere più forte di me.

  • Che potenzialità ti offre la rete?

 La rete è un potente mezzo. Si può imparare, si può condividere, si può vendere, si può conoscere. Tutto è possibile ed è per questo che è essa è la mia fonte di ispirazione e di guadagno.

  • Difficoltà e indifferenza riscontrate?

L’indifferenza nei miei confronti l’ho riscontrata in ambito lavorativo. C’è molta concorrenza e le istituzioni non aiutano i liberi professionisti che come me decidono di intraprendere questa avventura nonostante le difficoltà oggettive di una disabilità.

Manca il supporto, manca l’attenzione verso le problematiche quotidiane. Si è lasciati da soli ad affrontare spese e imprevisti. Questo non è giusto poiché anche io contribuisco all’avanzamento e alla crescita e dovrei essere tutelata soprattutto in ambito lavorativo. Anche in passato ho cercato di portare a galla queste problematiche: perché lo Stato tutela e aiuta le aziende che assumono una categoria protetta e se, la risorsa, decide di mettersi in proprio viene sostanzialmente dimenticata?

  • Vicende simili alla tua che hanno trovato una nuova vita su internet?

Le storie con disabilità che in Italia hanno deciso di mettersi in proprio potrebbero essere migliaia, ma come dicevo, nessuno le valorizza e – peggio – le istituzioni si girano dall’altra parte invece di complimentarsi con noi. Mi auguro che avvenga presto una svolta in questo senso, ma la realtà dice altro.

  • Perché invece tante persone, in particolare giovani, trasformano il web in un baratro di orrori?

I giovani di oggi sono annoiati e noiosi (non tutti, ovvio). Pensano a “che selfie posso farmi ora?”. Capirete che non è normale. Ecco perché i mezzi social vengono poi invasi da stupidaggini. Raramente ho visto usare i social in modo produttivo.

  • Il tuo rapporto con gli amici del network?

Svolgendo la professione di Social Media Specialist ho spesso a che fare con migliaia di persone. Gestendo la presenza on-line di aziende e, anche la mia, parlo e conosco tanti utenti. Ovvio, questi sono rapporti talvolta volatili e, a volte, destinati ad essere coltivati.

“Amici del network” sono diventati miei clienti, altri hanno deciso di intervistarmi (come in questo caso), altri di condividere in qualche modo la mia storia, altri di divulgare i miei servizi e così via. Basta poco per rendere un utente social, un amico che sappia darti valore. Alla fine non costa niente dare una mano e premere su “retweet”.

  • La domanda che ti aspettavi e che non ti abbiamo fatto?

Mi aspettavo domande di questo tipo: “Come sei diventata ipovedente” o, ancora, “Come svolgi il tuo lavoro?”. Al di là delle aspettative, ogni intervista è speciale ed è meglio così. Ho imparato a mie spese che la vita è fatta di momenti unici e non di certezze.

Articolo scritto da Redazione PinkItalia