Femminicidi, Kira Stellato, psicologa: “Ecco i segnali di una relazione a rischio”

Femminicidi, Kira Stellato, psicologa Ecco i segnali di una relazione a rischioUn abisso. Di orrore, di dolore, di crudeltà. Un mix terribile e scioccante. Con l’aggiunta di un tragico contesto di cinismo e di indifferenza. Ma il massacro di Sara Di Pietrantonio, la 22enne bruciata viva alla Magliana, a Roma, non è affatto un caso isolato di spietata follia, ma purtroppo il 156esimo femminicidio compiuto in Italia dal gennaio del 2015.

“La nostra epoca è dominata dalla paura e dall’assenza di cultura. Il primo elemento genera violenza, il secondo indifferenza. Ecco, l’indifferenza è questo: un deficit dell’intelligenza emotiva” sottolinea la Prof.ssa Kira Stellato, psicologa dell’Università di Trieste, specialista di mindfulness & stress, metodo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza.

Femminicidi, Kira Stellato, psicologa Ecco i segnali di una relazione a rischio
PROF.SSA KIRA STELLATO

“Dobbiamo avere una chiara visione di chi vogliamo essere come donne e come uomini, e cosa vogliamo trasmettere ai nostri figli – aggiunge Kira Stellato – “Un sentimento come la passione, ormai è del tutto scomparso. Se pensiamo al dolore con cui sono stati vissuti i funerali di Pannella, uomo che invece, al di là che si condividessero o meno le sue idee, di passione ne metteva davvero tanta nelle cose in cui credeva. Dobbiamo recuperare la passione che non derivi certo né dai soldi, né dalla tecnologia o dai social, ma  proviene da noi stessi, dalla curiosità che mettiamo nel contatto con il mondo “ insite la prof. Stellato

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  • C’è una precisa sintomatologia, un crescendo di indizi che lascia prevedere l’esplosione di violenza?

“Numerosi sono i segnali di una relazione abusiva. Un campanello d’allarme, per noi donne, viene proprio da noi stesse e si chiama “paura”. In molte relazioni abusive si ha la sensazione costante di camminare su un terreno minato, dovendo prestare costante attenzione a tutto ciò che si dice o che si fa. Spesso il partner abusivo tende a sminuire e manipolare, usa il sesso come arma di controllo, è possessivo e tende ad isolare la vittima e controllarla anche a distanza. La violenza fisica può essere legata all’uso di alcol o di droghe, ma non facciamoci sviare da questo. Un violento può diventare ancora più violento sotto l’azione di sostanze, ma la violenza è in lui e richiede interventi clinico – terapeutici dei quali un familiare non può e non deve farsi carico”.

  • Come può reagire una donna? è possibile calmare,  far ragionare il partner “fuori di se”?

“Molti comportamenti di chi perpetra abusi sono fuori dalla propria sfera di consapevolezza. Riconoscere l’esistenza di un ‘problema’ significherebbe per molti dover intraprendere un viaggio molto doloroso di autoanalisi mettendo in discussione la propria identità e il proprio valore di uomo. La violenza, anche verbale, non può e non deve essere alimentata. Consiglio alle donne di allontanarsi da ogni discussione priva di comunicazione. Si parla per comunicare bisogni ed emozioni, non per aggredire. Non solo è sbagliato, è inutile. La violenza, il controllo, la gelosia, il possesso non sono amore. Punto.”

  • E se invece si tratta di un aggressore?

“È indispensabile parlare, chiedere aiuto, dare aiuto. Tutto ciò può essere fatto solo in un  clima di cultura e di fiducia sociale. Famiglie, scuole, ambienti di lavoro, ospedali, istituzioni devono garantire il massimo del sostegno, insieme. Il motto di ogni donna, in qualunque parte del mondo, dovrebbe essere “ Io so di non essere sola”. Una società che costruisce fiducia isola i portatori di violenza, e può magari aiutarli a ridefinire le loro stesse vite e il loro futuro.”Femminicidi, Kira Stellato, psicologa Ecco i segnali di una relazione a rischio

  • L’escalation di violenze contro le donne evidenzia un diffuso disagio sociale, come classificarlo?

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è già espressa nel 2013, affermando come la violenza contro le donne rappresenti un problema di salute pubblica che colpisce un terzo di tutte le donne del mondo. Un fenomeno  diffuso in ogni ambito sociale senza distinzioni  di tipo economico, culturale o razziale. Stiamo assistendo ad una marcata perdita del contesto ecologico  e del senso di appartenenza agli altri. Questo isolamento dal mondo che ci circonda riduce l’intelligenza emotiva e quindi la capacità di riconoscere i sentimenti e le emozioni dell’ambiente intorno a noi e delle persone che lo popolano. Diverse teorie sulle origini della violenza sulle donne  e le ricerche ad esse collegate indicano il ruolo di interazione tra una serie di fattori bio-psico-sociali. Fra tutti, mi sento di citare la teoria dell’apprendimento sociale; si impara quel che si osserva ogni giorno, quello che la società ci trasmette come valore. Impariamo a decodificare le informazioni sociali e a farle diventare i nostri comportamenti, giusti o sbagliati che siano. Osserviamo i media. Quanti esperti parlano di violenza e quanti parlano di non violenza, di comunicazione empatica, di felicità? Si osserva il raccolto perso, ma non si insegna a seminare e far crescere per il futuro”.

  • Chi sono gli indifferenti?

L’indifferente è uno sconfitto uno che non crede ci sia niente per cui valga la pena di vivere e anche di morire”

  • Colloqui con psicologi fin dalle elementari, monitoraggio familiare, sensibilizzazione sociale possono servire a prevenire il  fenomeno?

“La formazione e l’educazione attiva in ambito familiare, scolastico, sociale,  sanitario e giudiziario sono un prerequisito indispensabile per comprendere e prevenire un fenomeno che è in costante crescita. Nello stesso tempo, tuttavia, bisogna tornare alle radici. Rivedere i nostri valori, dare uno scopo nuovo alla nostra vita. Dove vogliamo arrivare? Qual è la nostra visione del mondo? Cosa scegliamo di fare per realizzarla? La non violenza è un viaggio di auto-osservazione e di gentile presenza nei confronti di noi stessi e del mondo che ci circonda. Tutte le scuole dovrebbero insegnare il valore della comunicazione empatica non violenta. Tutti i media dovrebbero lavorare anche nella comunicazione delle esperienze di felicità, fiducia e speranza.”Femminicidi, Kira Stellato, psicologa Ecco i segnali di una relazione a rischio

  • L’elaborazione della violenza comporta un trauma permanente o è possibile superare, e come, la  profonda ferita subita?

“La vita è più forte della morte e l’essere umano è molto resiliente. Certi traumi, certi dolori, tuttavia, lasciano cicatrici permanenti. Responsabilità di tutta la società civile è quella di permettere ad ogni donna di accogliere il proprio dolore trasformando solitudine e paura in condivisione, fiducia e passione per la vita”

Articolo scritto da Redazione PinkItalia