#SocialCafè, Giulia Di Camillo, una vita da numero 10

Giovane, determinata e umile, Giulia è cresciuta a pane e pallone grazie soprattutto all’amore per il calcio che suo padre è riuscito a trasmettere a lei e a sua sorella Giada (calciatrice come lei).

Nata a Chieti il 24/08/1991, oggi è orgogliosa di difendere i colori della sua città, che dalla serie B, è riuscita a portare in serie A. Ma lei non è solo gol e fantasia: scrive di calcio e di turismo, conduce un programma TV dedicato al calcio femminile, e da poco è anche sbarcata sul web con un interessante reality dedicato (ovviamente) al calcio…

Giulia Di Camillo, una vita da numero 10
Giulia Di Camillo
  • Chi ti ha fatto tirare il primo calcio?

È stato tutto merito di mio padre. All’epoca avevo cinque anni, e proprio in quell’anno ho iniziato a giocare con il Torrevecchia Teatina, una squadra di maschietti dove mio padre era presidente e allenatore. Ebbene sì, non esistevano settori giovanili femminili. Finalmente a 13 anni sono approdata al calcio femminile con l’Ariete Calcio. Poi ho giocato con il Perugia, e dopo sono passata al Siena, dove ho vinto il campionato di serie B. Oggi, dopo tanto lavoro, sono arrivata in serie A con il Chieti, la squadra della mia città

  • Cosa significa per te giocare per il Chieti?

Aver raggiunto la massima serie con la mia città natale, dopo l’incredibile stagione dello scorso anno in serie B, è stata una delle emozioni più grandi della mia vita. Ho appreso tanto da quel campionato. Prima ero più fragile, poco consapevole dei miei mezzi, adesso sono cresciuta. Giocare con il Chieti per me è motivo di grande orgoglio. Ricevo tanto affetto dalla città, perché riesco a trasmettere tutto l’amore che provo per questi colori

Giulia Di Camillo, una vita da numero 10

  • Per te giocare a calcio è un atto di ribellione?

No, è la cosa più normale al mondo. Il calcio femminile gioca un’importante sfida, soprattutto in Italia, quella di doversi affermare in un contesto dove sembra essere di troppo. Stiamo combattendo contro i pregiudizi e lo scetticismo, ma sono sicura che porteremo a casa la vittoria!

  • Come affronti insieme alle tue compagne di squadra le sconfitte?

A volte si discute, si alzano i toni e si esagera senza nemmeno volerlo, ma per fortuna nel nostro spogliatoio ci vuole poco per far tornare l’armonia. Le sconfitte insegnano, spesso diventano il trampolino di lancio verso nuove vittorie. Il calcio è un gioco di squadra, per questo anche i momenti negativi vanno condivisi insieme, con forza e coraggio. Tutto funziona solo se si è unite, nel bene e nel male

  • Sui social network sei molto attiva e seguita. Cosa ti scrivono i tuoi followers?

In molti mi scrivono per supportarmi e complimentarsi. Tanti altri, essendo anche una giornalista sportiva, mi contattano per avere delle breaking news sul calcio femminile nazionale e internazionale. Spesso ricevo anche messaggi da ragazzine che mi chiedono come fare a diventare calciatrici. È stupendo dare loro consigli e incoraggiarle a perseguire i loro sogni divertendosi

  • In America il calcio femminile continua a crescere. Nasce infatti la Girls’ Development Academy, un’accademia che ha l’obiettivo di migliorare il processo di sviluppo del calcio femminile. Perché in Italia il calcio femminile è ancora in secondo piano?

In Italia, purtroppo non si investe in maniera adeguata sul calcio femminile, e non mi riferisco solo alle istituzioni competenti, ma anche a molte aziende che potrebbero dare un contributo economico per agevolarne la crescita. In Germania, ad esempio questo accade, e i club riescono a programmare stagioni di un certo livello e in molti casi anche ad avere stadi di appartenenza.

Nel 2014 Allianz diventò title sponsor della Bundesliga femminile firmando un contratto di cinque anni, versando circa 1,2 milioni di euro a stagione per lo sviluppo del campionato, di cui 100mila euro all’anno destinati alle società per tutta la durata dell’accordo, in scadenza nella stagione 2017/2018. In Italia questo, almeno attualmente, è impensabile. Non si è mai verificata una cosa simile. E questo testimonia le importanti carenze che abbiamo a livello culturale. Sì, qualche passo in avanti è stato fatto, ad esempio con i settori giovanili femminili sempre più in crescita e le Nazionali, che hanno aperto anche alle selezioni U16 e U23, che prima non esistevano, ma la strada da percorrere è ancora tanta e la più grande differenza la fanno i soldi che a oggi sono veramente pochi nel nostro calcio.

A livello di club solo pochissime squadre come ad esempio la Fiorentina e l’Empoli, hanno avuto la fortuna di ricevere l’appoggio del settore maschile, e riescono a vivere da professioniste pur essendo dilettanti.

In America è tutta un’altra storia, basta pensare al loro ‘sistema college’. Poco tempo fa mi è arrivata un’offerta proprio dagli Stati Uniti, da un club di Women’s Premier Soccer League di Seattle, che da anni scommette sui talenti italiani, per il campionato che loro giocano tra giugno e luglio. Non so se andrò, ma sicuramente potrebbe essere una grande opportunità per continuare a crescere stando in contatto con grandi atlete e un Paese che vive il calcio femminile ad altissimi livelli

  • Come hai già anticipato, il calcio giocato non è la tua unica professione, perché insieme a tua sorella Giada gestisci il sito donnenelpallone.com. Inoltre collabori con il noto giornalista di Sky Sport Gianluca Di Marzio. Come riesci a essere imparziale scrivendo articoli sulle tue colleghe/rivali?

Donne Nel Pallone è ormai una realtà consolidata, nata inizialmente come rubrica proprio sul sito di Gianluca Di Marzio, dove insieme a mia sorella Giada scriviamo articoli e intervistiamo le nostre colleghe. Successivamente è nato anche il sito donnenelpallone.com, che. In il tempo è diventato un punto di riferimento per il calcio femminile. Riesco a essere imparziale con molta naturalezza, anche perché chi legge si affida a te, e non merita di essere ingannato

Giulia Di Camillo, una vita da numero 10

  • Qual è il consiglio più prezioso che ti ha dato Gianluca Di Marzio?

Scrivere con semplicità, utilizzando il linguaggio di tutti i giorni, crederci sempre e non mollare mai, perché tutto è possibile. Infatti, nel mio piccolo ho già raggiunto tanti traguardi, vivendo anche importanti esperienze in programmi TV di spessore, come ad esempio: “È sempre calciomercato” su Sky Sport o “Zona 11” su Rai Sport 1.

Devo dire che fino a oggi sono stata molto fortunata avendo avuto l’opportunità di incontrare tanti professionisti che non hanno mai esitato nel darmi consigli e nell’indicarmi la strada giusta. Come il giornalista Rai Riccardo Cucchi, che spesso mi chiama per partecipare ai programmi di Rai Radio 1.

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  • Donne Nel Pallone nel frattempo è diventata anche una web series…

Sì, sulla web tv Sportube. Per questa prima stagione sono in programma cinque puntate. Io e altre colleghe calciatrici sfidiamo gruppi di maschietti reclutati su fubles.com… Ne vedrete delle belle! Solo il campo può giudicarci, e lo dimostreremo. Ovviamente, essendo sul web, è semplice recuperare le puntate perse… Ho anche sbagliato un calcio di rigore 🙁

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  • Sei laureata in Scienze Turistiche e da poco hai terminato un Master in Turismo e Territorio. Perché non hai scelto una facoltà legata allo sport?

Perché oltre al calcio e al giornalismo ho sempre avuto la passione per i viaggi, e dopo un lungo e difficile percorso di studi, sono riuscita ad entrare in una redazione specializzata nel settore turistico: L’Agenzia di Viaggi Magazine, testata B2B sia online (quotidiano) che cartacea (settimanale), indirizzata agli addetti ai lavori, quindi al mondo del business

  • Pensi già a cosa farai quando smetterai di giocare a calcio?

Sicuramente continuerò a fare la giornalista, chissà, magari anche in TV a tempo pieno. I presupposti ci sono, visto che conduco insieme a Paolo Durante il programma A tutta A, dedicato al calcio femminile, in onda su Rete 8 Sport, un’emittente locale abruzzese. Sono pronta ad accogliere con entusiasmo anche altre nuove avventure. Voglio crescere sempre di più, e credo di aver preso la giusta strada

Cose da web, miti sociali e altre storie…

Articolo scritto da Roberto Federico Manzoni