Assistenti sessuali: la sessualità per persone diversamente abili

Si chiamano assistenti sessuali e sono delle figure professionali formate per gestire la sessualità delle persone con disabilità.
In Olanda, Germania e Danimarca esistono da oltre 30 anni. In Italia il dibattito sul libero esercizio di tale professione è ancora aperto.
Ciò che motiva la scelta di una simile professione è una presa di coscienza sulla sessualità intesa come una necessità vitale di tutti gli individui. Di conseguenza, lo stato sociale dovrebbe garantire questo diritto esattamente come garantisce ai portatori di handicap servizi che vanno dalla fisioterapia alla consulenza psicologica.
Molti pareri contrari hanno equiparato questa forma di assistenza alla prostituzione. Chi svolge il lavoro di “lovegiver” in Europa (assistente sessuale, appunto) sottolinea delle differenze sostanziali con la prostituzione.
Nella prostituzione, infatti, vi è una mercificazione del corpo della persona che la offre. Inoltre, chi paga crede di poter disporre come vuole del corpo dell’altra persona. Nella prostituzione, dunque, la prospettiva è di tipo maschile.
Nell’assistenza sessuale, invece, il corpo diviene strumento nel pieno possesso dell’operatrice allo scopo di trasmettere uno stato di benessere molto più legato all’affettività. Si tratta di un punto di vista diverso che parte da una coscienza femminile. Non è quindi un “pagare per possedere”, ma un prendersi cura di un bisogno legittimo di un essere umano.

Ecco perché all’interno dell’assistenza sessuale non sono previsti il bacio né la penetrazione, ma solo carezze e massaggi erotici. Molte persone diversamente abili non hanno mai fatto esperienza di intimità con un partner e, in realtà, molti di loro non hanno mai sperimentato nemmeno il contatto col proprio corpo. Questo tipo di aiuto permetterebbe loro un’esperienza nuova e gratificante in grado di far aumentare la loro autostima e la percezione di se stessi come di persone in grado di vivere una vita completa.
Di tali temi certamente se ne sentirà parlare ancora in quanto la necessità di risolvere problematiche urgenti per molte persone non potrà essere ignorata a lungo. Essenziale sarà trovare una soluzione che sia dignitosa per tutte le parti e che, contemporaneamente, riconosca il diritto alla sessualità anche ai portatori di disabilità affinchè tali bisogni siano sempre meno invisibili.
Al momento, è in procinto di partire un’iniziativa interessante finalizzata alla sensibilizzazione di questo tema.

Si tratta di un corso di formazione su “La sessualità nelle persone con disabilità” che partirà il 9 febbraio 2014 organizzato da Studio Associato Icnos.
Per informazioni ed iscrizioni, contattare
www.icnos.it

Dott.ssa D’Oriano Antonella
Psicologa, psicoterapeuta

Articolo scritto da Antonella Doriano