Il web uccide?

Intervista a cura di Gianfranco D’Anna

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La rete è come una lavagna, non uccide.

E’ l’uso irresponsabile, perverso, del web e dei social a determinare letali corto circuiti sociali e psichiatrici. I terribili casi di Napoli e Rimini mostrano un mondo virtuale scisso da quello reale.

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Viviana Cutaia, Psicologa-Psicoterapeuta

Bisogna imparare ad ascoltare ed osservare gli adolescenti. Monitorarne i cambiamenti d’umore,  le condotte etero ed auto aggressive, le eventuali dipendenze e soprattutto ciò che dicono” sottolinea Viviana Cutaia, Psicologa-Psicoterapeuta, Coordinatrice Help Line Telefono Giallo-A.F.I per l’Assistenza psicologica e la prevenzione del disagio psichico e del suicidio intervistata da PinkItalia

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  • Dal suicidio di Tiziana alla ragazza in stato di incoscienza filmata mentre veniva violentata: perché una distorsione tanto perversa della rete? Fra le cause c’è anche la morbosa ricerca della notorietà, e che altro ancora?

Il suicidio di Tiziana Cantone e la violenza  sulla ragazza filmata in stato di incoscienza rimandano al continuo divario dell’essere e dell’apparire in una società sempre di più post-moderna che diviene il luogo mediatico di simili scenari.

La privacy, il rispetto e l’accettazione incondizionata dell’altro vengono giornalmente alterati dalla condizione sociale mediatica che spinge l’individuo verso un ribaltamento dello stato di coscienza:  dunque la coscienza individuale viene continuamente aggredita da quella sociale, di rete, di gruppo.

Voyerismo, cyberbullismo, revenge porn, femminicidio, dipendenza tecnologica sono i nuovi aspetti psicopatologici della realtà virtuale che diventano vere attrattive per i giovani di oggi ma anche per quegli adulti che, troppo spesso, non tutelano la fragilità tipica giovanile. La condizione femminile violentata, stuprata, uccisa, denigrata diventa facilmente “vittima della rete” per un mancato allineamento con la condizione maschile.il-web-uccide

  • Il ciberbullismo riguarda il 7% della popolazione scolastica, il 50% dichiara di averlo subito e l’11% di aver pensato al suicidio. Come arginare una emergenza così dilagante e destinata a crescere ulteriormente? Con la costante presenza di psicologi in ogni scuola? Col monitoraggio e l’istituzione di una sorta di “vigilante anti bullismo d’istituto”? Con programmi scolastici di educazione sessuale? Con il coinvolgimento delle famiglie? Insomma che fare?  

Sicuramente la condizione giovanile,  di oggi, incontra frequentemente quello che viene chiamato il disagio psichico e, troppo spesso, il suicidio giovanile. Mostrare attenzione ai  cosiddetti campanelli di allarme e all’esordio ha la valenza clinica, ed eventualmente terapeutica, di intervenire precocemente sul disagio e sull’eventuale cronicizzazione.

Il lavoro di rete integrato e precoce tra le agenzie educative, le famiglie, gli psicologi ed i destinatari dell’intervento, il gruppo dei pari, deve necessariamente intersecare le aree dell’affettività e dell’empatia per insegnare ai giovani l’importanza delle proprio emozioni ed il controllo di esse.

In ambito scolastico esistono dei programmi che, ad esempio, aiutano i giovani a lavorare sulle life skills.

  • In che modo prevenire e cogliere i primi sintomi di situazioni a rischio?

La prevenzione del disagio e del suicidio sono ad oggi le metodologie più innovative in ambito medico e psicosociale. Il prevenire e cogliere i primi sintomi di disagio in situazioni di rischio richiede innanzitutto di potersi mettere in ascolto empatico dell’altro. L’osservazione, l’anamnesi, la raccolta dei dati all’interno del colloquio psicologico consente di fare un “esame psichico” del soggetto e valutare i fattori di rischio e di protezione. Successivamente il lavoro psicologico individuale verterà sul progetto terapeutico individualizzato e sul lavoro integrato con il contesto di appartenenza. Bisogna imparare ad ascoltare ed osservare i nostri ragazzi, per monitorare gli eventuali cambiamenti d’umore, le eventuali condotte etero ed auto aggressive, le eventuali dipendenze ma specialmente a ciò che dicono e verbalizzano.il-web-uccide

  • Non è paradossale che spesso quando si verificano episodi di cyberbullismo le vittime cambiano scuola e i bulli restano in classe? Come capovolgere questa situazione?  

I contesti scolastici sono talvolta dei mondi a sè. Bisognerebbe lavorare come mediatori tra il bullo, la vittima ed il gruppo dei pari per risolvere che  i conflitti e le violenze che si ripetino.

  • Come aiutare le vittime a rimuovere il trauma e a recuperare la propria identità?

Rimuovere il trauma spesso non è possibile in quanto la vittima continua ad avere degli episodi , o dei veri e proprio disturbi, che fanno capo al Disturbo post- traumatico da stress o altre sintomatologie che riguardano le aree della violenza più in generale.

Il contesto terapeutico aiuta la vittima a recuperare la fiducia nei confronti dell’altro e senz’altro anche la propria identità. E’ un processo delicato ma anche molto doloroso per la vittima che subisce violenza.

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Nel caso di suicidio, i survivors sono anch’essi a rischio di  suicidio e non vanno dimenticati.

Il Convegno, World Suiciday Prevention day. La Prevenzione come nuova frontiera in ambito medico e psicosociale, appena concluso ha visto illustri relatori andare a tracciare delle linee guida per la Prevenzione con l’obiettivo di ridurre i tassi di suicidio e le violenze assistite del 10% entro il 2020.

Mi auguro che i suicidi e le violenze auto ed etero aggressive possano diminuire per esaltare, e non debellare, la condizione femminile.

Articolo scritto da Redazione PinkItalia