3000 gli embrioni abbandonati in banche del freddo
Gli embrioni sovrannumerari (ciò che non sono stati impiantati) e dichiarati in stato di “abbandono” nei vari centri di procreazione medicalmente assistita in Italia sono circa 3.000.
Per gli embrioni abbandonati la condizione di limbo biologico può durare per un tempo indeterminato. La condizione di vita sospesa nella quale si trovano gli embrioni congelati e immersi nell’azoto liquido alla temperatura 197 gradi sotto zero ha trovato un record nel 2010, quando in Gran Bretagna è stato risvegliato un embrione congelato da 20 anni.
Per un altro embrione congelato 19 anni fa, una donna di Bologna lo scorso anno marzo ha ottenuto l’ok all’impianto. Prima del via libera al reimpianto dell’embrione congelato 19 anni fa, a detenere il record italiano era un embrione reimpiantato dopo 11 anni. Questo bambino “venuto dal freddo” è nato nel 2009 nel centro diretto da Eleonora Porcu, pioniera nel congelamento degli embrioni e responsabile del Modulo di infertilità e procreazione medicalmente assistita dell’università di Bologna.
Nel mondo la prima bambina arrivata dal freddo è stata Zoe, nata in Australia nel 1984. Il primo record di conservazione è stato battuto nel 1999 negli Stati Uniti, con un bambino nato dopo sette anni e mezzo; nel 2004 in Israele sono nati due gemelli da embrioni conservati per 12 anni; nel 2006 in Spagna è nato un bimbo da un embrione conservato per 13 anni e nel 2010 in Gran Bretagna è nato un bambino da un embrione conservato per 20 anni.
La sentenza di Strasburgo che ha respinto il ricorso non rappresenta l’ultima parola sulla questione: sarà infatti la Corte Costituzionale a doversi esprimere, dopo aver già colpito alcuni capisaldi della controversa legge 40.
In questi anni sono stati infatti già eliminati:
- il divieto di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione,
- l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti,
- il divieto di fecondazione eterologa e di accesso alla diagnosi pre-impianto per le coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche.
Articolo scritto da Redazione PinkItalia