Influenza, vaccinare bambini già dai 6 mesi se al nido
Vaccinare i bambini contro l’influenza stagionale, anche quelli non affetti da malattie croniche per i quali l’immunizzazione è già fortemente consigliata e gratuita.
Il consiglio arriva dai pediatri, i quali sottolineano come vaccinare i piccoli, a partire dai sei mesi di vita e soprattutto se frequentano già asili nido o scuola materna, sia importante per prevenire complicanze che possono rivelarsi anche gravi, tanto che solo lo scorso anno si è registrato un +25% di ricoveri tra i bimbi proprio per malattie respiratorie collegate all’influenza.
«Vaccinare i bimbi, proprio mentre iniziano ad aumentare i casi di influenza ed a fronte di previsioni in crescita con la prossima diminuzione delle temperature – sottolinea il presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Giovanni Corsello – determina un forte vantaggio in termini di prevenzione, se pensiamo all’aumento delle ospedalizzazioni avutosi nel 2014 proprio tra i piccoli che non erano stati vaccinati».
Sulla stessa linea il presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), Gianpietro Chiamenti: «Il bambino – afferma – va protetto, soprattutto quello che frequenta la scuola materna o elementare perchè è più esposto, ma vaccinando i piccoli si proteggono anche i soggetti più deboli intorno come anziani o malati. Ovviamente devono invece essere sicuramente immunizzati i bambini con malattie croniche. Il vaccino andrebbe fatto dai sei mesi di vita in poi: è sicuro e può essere proposto tranquillamente».
Inoltre, rileva il presidente della Società italiana di Igiene, Carlo Signorelli, «ci sono evidenze scientifiche che il vaccino antinfluenzale è utile a tutte le età, anche se l’offerta attiva e gratuita è prevista dal ministero solo per over-65 e pazienti di tutte le età portatori di malattie croniche». Ci sono studi che «dimostrano l’utilità di tale vaccinazione nell’infanzia e negli Stati Uniti è già largamente raccomandata con buoni risultati». Il vaccino, conclude, «costa una decina di euro per le categorie non a rischio, quindi si tratta di cifre ridotte a fronte del rischio di complicanze che possono essere anche serie».
Articolo scritto da Redazione PinkItalia