La terza settimana del Giro: le montagne più difficili
Dove si deciderà il Giro d’Italia? Quali saranno le salite più impegnative e determinanti degli ultimi giorni della più importante corsa a tappe del nostro Paese? La prima tappa da tenere d’occhio è quella del 21 maggio, da Seregno a Bergamo che è una vera e propria giornata di grandi scalate – con il ritorno nella provincia lombarda con arrivo di tappa a sei anni dall’ultima volta.
Quasi 200 km di strade da affrontare su un percorso che sarebbe stato congeniale a un cannibale come il campione sloveno che “manca” sulle strade del Giro d’Italia – come raccontato in maniera perfetto grazie al paragone con Eddy Merckx nell’articolo di Betwayinsider a Tadej Pogacar – e che potrebbe essere terreno di caccia per il suo conterraneo, Primoz Roglic che sogna di chiudere in Maglia Rosa una complicata ultima settimana di Giro. Tappa in cui si affronteranno il Valico di Valcava (quasi 12 km all’8% medio con punte anche al 17%), il versante classico del Selvino da Nembro (11 km al 5.6%), Miragolo San Salvatore (5.2 km all’8%) e la Roncola (10 km al 6.7% medio ma con un tratto centrale all’8%). Perdere contatto prima dell’ingresso a Bergamo insomma potrebbe essere letale.
Dalla Val di Zolfo alle Tre Cime di Lavaredo: le tappe regine del Giro d’Italia
Se invece siete appassionati di pedali, di emozioni e magari anche di scommesse sul ciclismo, dovete aspettare 48 ore in più: dopo il giorno di riposo infatti il Giro affronta la prima sfida del trittico di tappe di montagna decisive per la classifica della Maglia Rosa. Si parte da Oderzo e si entra nel territorio bellunese attraverso il Passo della Crosetta (11km al 7%). Seguono il GPM di Pieve d’Alpago e la lunga risalita nella valle del Piave fino a Cibana di Cadore dove inizia l’ascesa della Forcella Cibiana, quai 10 km all’8% di pendenza media ma con la seconda metà che non scende mai sotto il 9%, concludendo il tutto poi il GPM di Coi con punte anche al 19%. Distrutti da tanto sforzo? Beh, per rifiatare restano soltanto poche ore prima della sfida del 26 maggio – la tappa più difficile dell’intero Giro d’Italia.
Il tappone dolomitico inizia da Longarone, all’ombra sinistra della diga del Vajont e si conclude al Rifugio Auronzo dopo 183 km. Non c’è un metro di pianura. Si scalano in successione Campolongo, Valparola, Giau (altro gradito ritorno per un passo che ha fatto la storia del Giro fin dai tempi di Bartali e Coppi) e Tre Croci prima di iniziare l’ascesa finale durissima. Basta dare due dati sulla parte finale: gli ultimi quattro km hanno il 13% di media di pendenza, con punte al 18%. E se non siete sazi a livello di salite, il penultimo giorno la cronoscalata Monte Lussari promette ulteriori sorprese – soprattutto se la contesa dovesse rimanere aperta, senza portare in dote grossi ritardi: ai -9.4 km dal traguardo è previsto un punto dove è possibile cambiare bici, passando da quella a crono a quella più appropriata per la salita. Seguono poi 7.5 km di salita impegnativa verso il Santuario dove si risolverà la 106esima edizione del Giro. La pendenza media dell’ultima salita è al 12% ma è un dato falsato da alcuni brevissimi tratti al 4% e gli ultimi metri in piano. Le pendenze in realtà non abbandonano mai il 15% e arrivano a toccare anche il 22%: insomma, il terreno ideale per incoronare il trionfatore a cui poi verrà concessa la passerella a Roma.
Articolo scritto da Redazione PinkItalia