Carni lavorate cancerogene, la lista nera
- Hot dogs
- carne in scatola
- salsicce
- bresaola
- affettato di tacchino/pollo
- salame
- lonza
- coppa
- mortadella
- wurstel
sono carni trasformate nella lista nera come cancerogene secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Secondo uno studio l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) vanno inserite nel gruppo 1 per rischio cancerogeno, a pericolosità più alta, come il fumo e il benzene.
Ma quali sono le carni lavorate?
Le carni lavorate sono quelle trasformate attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione».
La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate possono anche contemplare altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue.
Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l’Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne.
Meno a rischio invece le carni rosse non lavorate, inserite fra le “probabilmente cancerogene”.
Questa categoria, spiega l’Oms, «si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra».
Mentre le carni di qualsiasi specie che vengono semplicemente macinate prima di essere vendute al consumatore, benchè con aggiunta di sale o pangrattato (es. hamburger) non sono carni trasformate; vengono bensì definite «preparazioni di carni», precisa Assocarni.
E gli Italiani, sottolineano Assocarni e Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi), mangiano in media due volte la settimana 100 grammi di carne rossa (e non tutti i giorni) e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata.
Un consumo, ricorda l’industria alimentare, che è meno della metà dei quantitativi individuati come potenzialmente a rischio cancerogeno dallo studio Iarc. Il consumo di carne degli italiani, osserva Coldiretti, con 78 chili a testa, è ben al di sotto degli Stati Uniti (125 chili pro-capite, o degli australiani con 120 chili, ma anche dei francesi con 87 chili a testa.
Il valore del settore carni e salumi nazionale è circa 30 miliardi, includendo sia la parte agricola che quella industriale. Settori che danno lavoro a circa 125.000 persone a cui va aggiunto l’indotto.
Articolo scritto da Redazione PinkItalia