James Dyson Award 2020: vince il dispositivo per diagnosticare il tumore al seno da casa
La James Dyson Foundation, fondata nel 2002, è un’organizzazione no profit con l’obiettivo di sostenere l’insegnamento del design, della tecnologia, dell’ingegneria, ma anche di supportare ricerche mediche e progetti innovativi. Per questa ragione ha istituito un concorso internazionale rivolto a studenti e neolaureati in ingegneria: il James Dyson Award. Un modo interessante e stimolante per attrarre e incoraggiare i futuri ingegneri nel progettare.
Attraverso questo premio, gli studenti o neolaureati hanno la possibilità non solo di aggiudicarsi un consistente premio in denaro ma anche di farsi conoscere all’interno della propria filiera di riferimento grazie all’interesse crescente che i media rivolgono a questo concorso.
Al centro dell’iniziativa c’è l’attenzione per l’invenzione, che deve essere innovativa e deve mirare a risolvere un problema. Si tratta di una vera e propria opportunità per lanciare la propria carriera e iniziare a muovere i primi passi nel mercato del lavoro internazionale.
Nel 2020, a 16 anni dalla sua istituzione, le candidature hanno fatto registrare un numero elevato mai raggiunto fino ad oggi. A fronte dei numerosi iscritti, a vincere il James Dyson Award è stata Judit Giró Benet, una giovane ricercatrice che ha compiuto studi di ingegneria biomedica di soli 23 anni.
Il dispositivo realizzato si chiama Blue Box e consente di diagnosticare il tumore al seno dalla propria abitazione. La diagnosi avviene attraverso un’analisi chimica di un campione di urina. Grazie all’intelligenza artificiale e all’algoritmo su cui poggia, il sistema è in grado di processare, attraverso 6 sensori chimici, e reagire a metaboliti specifici presenti nelle urine. In 30 secondi è possibile rilevare i dati necessari che verranno inviati a un server cloud che li elabora tramite algoritmi di apprendimento automatico per fornire la diagnosi.
Lo strumento consente di rilevare la presenza di due ormoni chiamati estrone 2 (E2) ed estrone 16 (E16). Il rapporto tra questi due restituisce un indice di rischio del tumore della mammella. Il dispositivo è collegato a un’app che governa tutte le comunicazioni nei confronti degli utenti, mettendoli immediatamente in contatto con un operatore sanitario nel caso in cui il campione rilevi la presenza di elementi che lasciano supporre un tumore al seno.
Il prototipo non è proprio una novità. Già nel 2017 si ebbe un primo dispositivo che riportava un’accuratezza del 75%. Al fine di accrescere la performance e rendere lo strumento più attendibile il sistema fu rielaborato. Il secondo progetto si è avvalso dell’uso dell’intelligenza artificiale che innalza la percentuale di precisione al 95%, insomma il dispositivo si presenta come un ottimo modo per garantire una prevenzione per il tumore al seno. Ciò non toglie che poi la paziente debba essere sottoposta a controlli mirati e svolgere regolarmente visite di controllo, ecografia e autopalpazione.
Il dispositivo, inoltre, permette di procedere ad una diagnosi veloce, non invasiva, senza radiazioni e direttamente da casa. Il prototipo è costato circa 60 dollari, riutilizzabile e user-friendly per via della comodità d’uso.
Il dispositivo sembra sortire effetti importanti soprattutto in ragione del periodo che stiamo vivendo a causa dell’emergenza da Covid-19, consente di continuare a monitorare le donne e diagnosticare il tumore in tempi rapidi.
Storie come queste possono essere uno stimolo in più per tentare una carriera nel campo dell’ingegneria biomedica, corso di studio disponibili in Italia in diversi atenei, sia tradizionali che online, come ad esempio Unicusano, che offre agli studenti la possibilità di seguire i corsi sia in presenza che in modalità e-learning.
Articolo scritto da Redazione PinkItalia