Buoni lavoro, cosa sono e chi può utilizzarli
Introdotti con la riforma Biagi nel 2003, i voucher lavoro o Buoni Lavoro hanno subito una profonda innovazione prima con la riforma Fornero nel 2012, che ne ha esteso l’utilizzo in tutti i settori di attività e per tutte le categorie di prestatori fatta eccezione per il lavoro agricolo, ed infine col Jobs Act nel 2014, che ha innalzato il limite annuo dei compensi per le prestazioni, ha aumentato le categorie di «prestatori» e imposto l’acquisto del voucher per via telematica.
Il buono lavoro che l’imprenditore compra a 10 euro ha un valore netto per il lavoratore di 7,5 euro. Il residuo 25 per cento va per il 13 per cento alla gestione contributiva separata dell’Inps, per il 7 per cento all’Inail e per il 5 per cento sempre all’Inps, ma a titolo di compenso per la gestione del servizio.
Il valore del «buono lavoro» corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione e garantisce la copertura previdenziale con l’Inps e l’ombrello assicurativo contro gli infortuni con l’Inail.
I «prestatori» che possono accedere al lavoro accessorio sono:
- pensionati;
- studenti (giovani sotto i 25 anni regolarmente iscritti a un ciclo di studio) nei periodi di vacanze natalizie, pasquali, estive;
- cassintegrati e disoccupati;
- lavoratori part time;
- extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorative e di studio.
- E, grazie al Jobs Act, anche dipendenti a tempo pieno
Il Jobs Act, inoltre, ha portato a 7mila euro al netto delle trattenute il limite annuo dei compensi per le prestazioni, lasciando inalterato a 2mila euro il tetto del singolo committente, imprenditore o libero professionista, rispetto allo stesso prestatore.
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Articolo scritto da Redazione PinkItalia