Relazioni di coppia: che succede quando i ruoli si invertono
Negli ultimi decenni le coppie hanno vissuto dei cambiamenti sostanziali per quanto riguarda i ruoli.
Si è passati, infatti, da una configurazione familiare in cui la donna era la regina del focolare domestico e svolgeva tutte le mansioni legate anche all’educazione dei figli, mentre l’uomo era il lavoratore, fisicamente assente per molte ore al giorno, che si occupava dell’aspetto economico della famiglia.
Ad oggi la situazione non solo sembra mutata, ma in molti casi, addirittura capovolta.
Secondo alcuni dati Inail relativi al 2010, già dagli anni ’80 è incominciato un cambiamento radicale nei ruoli tra i partner.
Le donne sono sempre più “in carriera” (per necessità o per desiderio, a seconda dei casi) e gli uomini sempre più sganciati da ascese sociali, lavorano di meno o, in alcuni casi, per niente compensando- con la loro presenza- l’assenza inevitabile della partner.
Un’inchiesta svolta dal New York Times sottolinea come nel mondo della finanza siano oltre ventimila le famiglie in cui lei lavora a Wall Street e lui bada alla casa e ai figli.
Spesso ci si chiede se possono funzionare questi nuovi modelli familiari.
Certamente si!
La società è in continuo cambiamento e così anche le persone. I ruoli che mutano non sono altro che il frutto di una trasformazione che avviene innanzitutto nelle dinamiche interpersonali.
I ruoli sono disfunzionali fintanto che sono rigidi.
Di conseguenza, se in famiglia è più presente una figura- che sia madre o padre- poco importa: l’importante è che sia significativa per i figli.
Poi, chiaramente, ogni caso è a sé.
Ciò vuol dire che possono esserci uomini che investirebbero più volentieri nella professione se solo la moglie potesse essere più presente a casa. In questi uomini, che vivono nella frustrazione di dover fare il “mammo”, l’inversione di ruoli è tutt’altro che auspicabile. Oppure, nelle donne che desiderano dedicarsi alla famiglia e ai figli, lavorare tutto il giorno –magari perché il partner è disoccupato– è una sofferenza. In questi casi, il ruolo della donna in carriera è vissuta più come una prigione che come un’emancipazione.
Ciò che conta, a mio parere, è domandarsi sinceramente se il ruolo che si vuole assumere è realmente desiderato e sentito come proprio oppure è frutto di un condizionamento sociale.
Quindi è bene che gli uomini si chiedano se desiderano realmente dedicarsi alla carriera oppure lo stereotipo sociale li condiziona al punto tale da sentirsi ‘uomini a metà’ se si dedicano alle faccende domestiche.
Così come è bene che le donne si domandino se vogliono realmente restare a casa oppure rinunciano alla carriera solo perché temono di dimostrarsi inadeguate come donne e come mamme.
Chiaramente, ci sono moltissime situazioni “intermedie” in cui il lavoro e la collaborazione domestica sono presenti, in egual misura, in entrambi i partner ma non è di questi che- in questa sede- si sta parlando…
Dott.ssa Antonella D’Oriano
Psicologa, psicoterapeuta
Articolo scritto da Antonella Doriano