Terapia di coppia: un approccio olistico

Quello dell’intimità di coppia è un contesto decisamente variegato, così come è composito lo scenario delle tematiche sessuali ad esso collegate. Come afferma Schnarch, si può costruire l’intimità di coppia facendo riferimento alla rivelazione unilaterale, all’autoconferma e al conflitto. Al tempo stesso, non manca chi reputa che le strategie consigliate dai terapeuti fondate sull’accettazione, sulla fiducia reciproca e sulla conferma per raggiungere una vera intimità siano semplicemente ingenue. Ecco perché si giunge a una dicotomia, con una intimità autoconfermata da una parte e una intimità confermata dal partner dalla parte opposta.

La prospettiva dell’intimità

Se ci si attende una conferma dal partner, l’aspettativa è quella di un’accettazione che non può essere messa in discussione né si deve contestare. In caso contrario, la persona conferma da sola la propria intimità dal momento che è in grado di conservare all’interno della relazione il proprio senso di identità, non correndo il rischio di rimanere invischiato o intrappolato nel rapporto. Al contempo, non ci si aspetta che il partner adotti un atteggiamento remissivo. Si tratta, in buona sostanza, di intraprendere e mantenere una relazione con sé stessi. Si concretizza la capacità di aprirsi verso il partner, anche se non si ha la sicurezza che questo offra la propria accettazione, solo nel caso in cui si riscontri un grado di differenziazione molto elevato.

La differenziazione

Si può giungere a sostenere, pertanto, che nelle relazioni che durano a lungo la base dell’intimità è rappresentata dalla differenziazione. L’obiettivo della terapia sessuale, in presenza di un inevitabile calo del desiderio, non si fonda sulla nozione di funzione sessuale ma su quella di sviluppo sessuale. Di conseguenza il traguardo che deve essere raggiunto non ha a che fare con la componente funzionale, e cioè con la rimozione del sintomo, ma con l’apertura nei confronti del desiderio sessuale: nella coppia vengono messe in risalto le attese in relazione a una gratificazione non solo relazionale, ma anche sessuale.

Come si svolge la terapia sessuale

Come è evidente, la questione non è far durare l’erezione più a lungo o amplificare la capacità orgasmica, quanto favorire la realizzazione, nell’ambito della coppia, del potenziale umano che si ritrova in ognuno dei due partner considerati come individui. La sessualità, infatti, deve essere inserita in una sfera più ampia, quella della crescita della personalità del soggetto. Ne discende che il processo terapeutico deve essere rivolto all’individuazione delle risorse soggettive.

Il modello della terapia sistemica

Clement suggerisce, nel contesto della terapia sistemica, comportamenti ed esercizi che la coppia deve svolgere. Si tratta di interventi che non hanno niente a che vedere con quelli di prima generazione, che sono finalizzati al rilassamento e all’apprendimento. La mission non è, insomma, equilibrare delle carenze o correggerle, ma espandere il desiderio sessuale. Si tratta di comprendere il profilo sessuale reale del soggetto e capire che valore abbia l’aspetto sessuale. Questo è un contenuto che non sempre viene condiviso con facilità: di conseguenza non si può ricorrere a una domanda diretta.

Il problema del pudore

Il tema affrontato implica sempre una buona dose di pudore, che si traduce in reticenze correlate a una riservatezza che è più che legittima: una riservatezza che in alcuni casi è perfino rivolta a sé stessi. Inoltre, non si può trascurare il fatto che in molte occasioni lo stesso soggetto interrogato non ha una piena coscienza della propria sessualità. Come si vede, sono molti i fattori che permettono di capire come mai non sia così semplice accedere al profilo sessuale di un soggetto con delle normali domande. Si deve passare, per Clement, attraverso l’autoriflessione, lo svelamento e la reazione: sono questi i tre passi necessari per una comunicazione il cui contenuto sia rappresentato dal profilo sessuale di due partner.

I tre passaggi indicati da Clement

Non si possono distinguere con chiarezza questi tre passaggi, anche se è palese a cosa si riferiscano: l’autoriflessione riguarda la coscienza della persona a proposito del proprio profilo sessuale e la consapevolezza delle caratteristiche del suo desiderio. La comunicazione al partner, invece, è la diretta implicazione dello svelamento, mentre la reazione consiste nella reciprocità dello stesso svelamento. Un meccanismo di feedback collega tra loro i diversi passaggi. In pratica, l’autoriflessione è collegata al domandarsi quale contenuto valga la pena di comunicare e quale no.

Lo scenario sessuale ideale

La chiave di volta per un confronto fra i due membri di una coppia è rappresentata dallo scenario sessuale ideale. Questo corrisponde alla descrizione di un incontro sessuale desiderabile che non tiene in considerazione il partner ma si fonda unicamente sulle fantasie, sulle necessità e sulle aspettative del protagonista della descrizione. Questo vuol dire che non viene chiusa la porta alla possibilità di un partner differente rispetto a quello effettivo. Tutti e due i partner vengono invitati a descrivere non solo quello che vorrebbero fare, ma anche in quale situazione e soprattutto con chi.

Il confronto

È grazie a questo strumento che si può pervenire a un confronto tra i due membri della coppia, ferma restando la neutralità del terapeuta, a cui spetta il compito di esaminare il processo di elaborazione. Egli deve valutare le reazioni emotive che scaturiscono da tale situazione, ma anche verificare quanto seriamente la mansione è stata presa. È coinvolta l’intera personalità di tutti e due i componenti della coppia, per una prospettiva olistica che permette di capire quello che i partner sono dal punto di vista sessuale, e non quello che possono fare.

L’approccio della dottoressa Silvia Parisi

La terapia sessuale è una delle opzioni offerte dalla dott.ssa Silvia Parisi – Psicologa Torino, valido aiuto per chi cerca una psicologa e sessuologa a Torino. Forte di una competenza professionale ben sviluppata e di una solida qualificazione, la dottoressa parte dalla raccolta dei dati dei pazienti per effettuare una valutazione iniziale della situazione: in questo modo è possibile individuare, d’accordo con i pazienti, gli obiettivi che un eventuale trattamento può raggiungere sul breve termine e, in seguito, sul lungo periodo.

Articolo scritto da Redazione PinkItalia