Le età della mastoplastica additiva

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Simbolo ancestrale di femminilità e sensualità, oltre che indissolubilmente legato all’idea di fertilità e nutrimento, il seno ricopre un ruolo di primo piano nell’immaginario maschile ed è per molte donne un elemento identificativo della propria immagine corporea.

Un seno florido si fa spesso coincidere con la capacità di seduzione come se l’abbondanza fosse necessariamente sinonimo di bellezza, tanto che chi non ha la fortuna di poter vantare simili fattezze trova oggi nell’intervento di mastoplastica additiva la soluzione ideale per raggiungere le forme che da sempre ha desiderato, aumentare la stima di sé e sentirsi di conseguenza più attraente agli occhi degli uomini.

Un intervento che, in seguito al progresso tecnologico, all’esperienza clinica, alla riduzione dei costi della chirurgia estetica degli ultimi anni e alle nuove performance delle protesi mammarie ottenute grazie agli ingenti investimenti compiuti nella ricerca dei materiali, è ormai una pratica sempre più sicura, diffusamente richiesta e largamente praticata da ogni categoria di donna.

Al di là di queste considerazioni generali, la mastoplastica tende però ad assumere connotazioni diverse e a rispondere a precise aspettative secondo la fascia di età delle pazienti, come differenti e ben definite sono le fasi della vita della donna nelle quali questa scelta è compiuta.

Vediamo di approfondire questi aspetti con il contributo del Prof. Mario Dini, chirurgo plastico fra i più preparati e autorevoli del nostro Paese, che ha fatto degli interventi di mastoplastica a Firenze, Roma e Milano, una delle sue specialità professionali e quindi anche uno dei principali motivi del suo successo.

Mastoplastica additiva per le giovanissime

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Mosse dalla volontà di imitare un ideale formatosi sugli stereotipi del divismo televisivo o tentate di risolvere il senso di disagio per un seno effettivamente molto piccolo, sempre più adolescenti manifestano il desiderio di sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva.

Un trend in ascesa che ha portato il governo italiano a intervenire approvando definitivamente il disegno di legge che vieta l’impianto di protesi al seno alle minorenni.

Abbiamo chiesto al Professor Dini quali sono le motivazioni che hanno portato a fissare questo limite: “Il rischio maggiore è che il corpo in fase di sviluppo e quindi soggetto ancora a cambiamenti possa compromettere i risultati di un’operazione di chirurgia estetica.

Ecco perché la mastoplastica additiva, deve essere eseguita quando lo sviluppo è pienamente avvenuto: il compimento del 18° anno imposto dalla legge italiana per gli interventi di rimodellamento del seno non è un limite soltanto anagrafico ma dettato dal buon senso”.

Mastoplastica dopo gravidanza e allattamento

rischi per la salute legati alle protesi al seno

 

Fase importantissima della vita di una donna, l’allattamento del proprio bambino può significare per alcune mamme anche ritrovarsi con un seno svuotato e privo di tono che non riconoscono più come proprio.

Se per alcune donne basta un po’ di attività fisica e la pazienza di lasciar passare i normali tempi biologici per vedere il proprio seno tornare all’aspetto che aveva prima della gravidanza, per altre l’unico modo per riacquistare le forme originarie è quello di ricorrere alla chirurgia plastica.

Una pratica che, come ci specifica il Professor Dini, per correggere i difetti provocati da gravidanza e allattamento, prevede oggi diverse soluzioni:

“Se prima della gravidanza il seno era di piccolo volume e i cambiamenti sopravvenuti sono di lieve entità, l’intervento più adatto è la mastoplastica additiva o, in alternativa, il lipofilling, una tecnica che prevede il trasferimento di grasso dalla regione donatrice (fianco, addome, coscia) alla regione mammaria, consigliabile nel caso in cui la donna desideri più che altro restituire tonicità al seno o aumentare il volume di una taglia. Se invece il volume di partenza del seno prima della gravidanza era corrispondente a una terza misura o superiore, si renderà opportuno un intervento di mastopessi, che consiste nel risollevare il seno tramite delle incisioni eseguite con diverse tecniche, cui si può aggiungere eventualmente l’impiego di una protesi per dare maggiore stabilità al risultato.”.

Su quali siano invece i tempi da lasciar passare prima di sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva o di mastopessi, considerando che alla fine dell’ultimo allattamento il seno perde il volume raggiunto sotto gli stimoli ormonali in circa 20 giorni, il consiglio del Professor Mario Dini è di aspettare ancora tre mesi dall’ultima poppata, in modo da permettere ai tessuti di stabilizzarsi e ottenere così un risultato ottimale.

Mastoplastica additiva dopo i 40 anni

Orgasmo dalla stimolazione dei capezzoli. Come fare?

 

Oltre a gravidanze e allattamento, anche il normale processo di invecchiamento dei tessuti che si verifica col passare degli anni possono influire negativamente sulla tenuta del seno che dopo i 40 anni comincia a perdere tono a causa della progressiva sostituzione del tessuto ghiandolare con il tessuto adiposo, di consistenza meno turgida e più soffice.

Da qui il desiderio di molte donne di ritrovare una nuova femminilità in una fase della vita in cui ci si sente ancora nel pieno delle energie affidandosi a un chirurgo plastico per un intervento di mastoplastica additiva. Un’età che ha dalla sua il raggiungimento della consapevolezza del proprio corpo e della maturità personale ed emotiva, ma che porta a sollevare qualche dubbio in merito alla sicurezza dell’intervento.

In particolare ci si chiede se l’età  della paziente possa influire negativamente sul rigetto delle protesi mammarie. 

A questo proposito, dall’alto della sua competenza in materia di interventi di mastoplastica additiva il Professor Mario Dini tende a rassicurare:

“l’influenza dell’età sul tasso di contrattura capsulare è ancora poco chiaro. La contrattura capsulare agli albori della mastoplastica additiva negli anni 60 si verificava in circa il 40-50% dei casi, oggi grazie alle moderne tecniche chirurgiche e ai nuovi materiali protesici, avviene solo nell’1-6% degli interventi”.  

 

Articolo scritto da Redazione PinkItalia