Vin Santo, leggende e curiosità di un vino che ha fatto la storia della Toscana

vin santo

Considerato oro liquido dai toscani, il Vin Santo è il vino dell’accoglienza per eccellenza.

La sua storia è molto antica, le radici profonde, le tradizioni ben radicate nella popolazione, al punto da essere tramandate oralmente di generazione in generazione.

Un vino popolare, che certo non si priva di sfoggiare le sue caratteristiche migliori anche tra quelli di più alto livello, come il vin santo di Chianti Classico 2006.

Ma cosa lo rende così speciale?

Ogni appassionato di vino, infatti, sa bene che dietro il gusto e il sentore che accompagna ogni sorso ci sono storie, leggende, tradizioni e territorio ad accompagnarlo e renderlo unico.

Uniche sono anche le storie e le curiosità che accompagnano il Vin Santo.

Scopriamo insieme quelle più suggestive.

Curiosità e leggende intorno al nome

Vin Santo, perché viene chiamato così? Si tratta forse di un nettare degli Dei in quanto a caratteristiche e bontà? Probabilmente sì o, molto più probabilmente il suo nome è semplicemente legato a una delle tante leggende che corrono sulla sua origine.

Tutte attribuibili al mondo ecclesiastico, la più suggestiva probabilmente riguarda l’impiego che ne ha fatto un frate francescano, durante il periodo di massima diffusione della peste nera, nel lontano 1384. Pare che per soccorrere gli infermi avesse fatto bere loro qualche sorso di questo vino, procurando così una miracolosa guarigione. Da allora venne definito vino santo proprio per le sue “proprietà terapeutiche”, seppure leggendarie.

A questa storia, poi, si affianca una meno drammatica e coinvolgente, che vuole l’origine del nome derivante da un semplice malinteso, avvenuto durante il Concilio di Firenze del 1439. In questa occasione, Giovanni Bessarione, nel mezzo di una cena, mentre sorseggiava proprio questo vino, esclamò la frase “ma questo è vino di Xantos”, riferendosi alla località della Grecia. I commensali però intesero xantos come Santo, per la bontà e dolcezza della bevanda, così da allora prese questo nome.

Qualche accenno alle caratteristiche

Al di là delle leggende metropolitane, restano le caratteristiche oggettive di questo vino, noto per essere il perfetto accompagnatore dei più famosi Cantucci toscani.

Si tratta, infatti, di un vino passito, la cui macerazione degli acini ha subito un lungo processo di disidratazione di questi ultimi, per renderli estremamente più zuccherini rispetto a quelli normalmente impiegati nella lavorazione del vino.

Le note sono agrumate, seppure non sia possibile trascurare quelle più delicate che aprono la strada a un gusto avvolgente, perfetto per essere abbinato a ogni dessert o formaggio erborinato.

Le uve più impiegate per la produzione del Vin Santo sono principalmente la Malvasia del Chianti, il Trebbiano Toscano, il Canaiolo bianco e il San Colombano, tutti vitigni prettamente locali, dunque.

Il vin santo si può apprezzare presso qualunque locale o enoteca Toscana, ma ormai è stato sdoganato anche in altre regioni d’Italia.

Lo si può trovare anche nella vicina Umbria, accompagnato ai dolci tipici locali e in alcuni periodi dell’anno.

Lo si può inoltre acquistare sui più forniti shop online dedicati ai prodotti vitivinicoli ed enologici, così da poterlo apprezzare e assaporare in qualsiasi momento e in qualunque parte del Bel Paese.

Articolo scritto da Redazione PinkItalia