#SocialCafè, Patrizio Maria, il cantautore rosa shocking

Patrizio Maria nasce a San Benedetto del Tronto, con origini irlandesi però (Cork). Autodidatta musicale, è laureato in Lettere e filosofia. Nato quando è morto Elvis e quando i Sex Pistols hanno iniziato a “infastidire” l’aristocrazia britannica. Patrizio Maria è, sopratutto, un cantautore, chitarrista e fumettista italiano. Ha pubblicato due album “India Londinese” nel 2009 per Caramel Blues. Nel 2012 esce “Banana Confuse” con il singolo “Sociopatica” programmato nelle radio nazionali. Ha più di 400 live all’attivo e diverse collaborazioni come spalla, chitarrista, corista e autore…

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  • Com’è cambiata la musica, per cantautori “non allienati” come te, con l’avvento di piattaforme come ITunes, Spotify e YouTube?

Ho un mio modo molto semplice di suddivisione spirituale, rispetto al materiale, intendiamoci. Scrivo canzoni, spesso usando i fumetti, le compongo con la mia chitarra, osservo moltissimo e sono un vero perverso della ricerca sonora e della curiosità. Mi trovo in questo periodo e non avendo vissuto il precedente, fatto di promozione teatrale, di radio libere, di dibattiti musicali e artistici nelle università e nelle piazze, cerco di gestire questo spazio concesso, spesso difendendomi. In ogni caso io ho il mio spazio nella mia illuminazione, ognuno dovrebbe cercarla

  • Sui social network sei quasi assente, perché questa scelta? Eppure per la promozione e la visibilità le piattaforme 2.0 fanno la differenza…

Ho una pagina Facebook, sono presente su YouTube, su I-Tunes e Spotify. Io ancora amo le valvole, ai transistor ancora non credo molto, ma credo tanto nella musica suonata, nella voglia di ascoltarla e comunicarla. I manifesti, quelli erano respiri di arte urbana. Hai più visto qualcuno in strada leggere un manifesto mentre porta a spasso il cane? Piccolo mondo antico

  • Quanto conta l’età nel mainstream musicale?

Credo nulla, anzi zero. Creare dei piccoli robot per trasformarli in vecchi robot depressi non serve a nulla. La creatività, espressione, movimento, patafisica, filosofia, estetismo, non hanno un tempo finito. Gira come la Giduglia di Ubu. Aspira e attira, rigurgita e rifriziona. Puoi scrivere un poema a sei anni bellissimo come puoi comporlo a sessanta. Se parliamo fisicamente, be se imparassimo a capire che la cultura non è apparire ma essere, che l’arte è una cosa spirituale, intima, allora risolvere problemi legati alle esteriori futilità sarebbero cosa semplice. Se invece parliamo di ginnastica, io salto tantissimo durante i live, ballo, disturbo e scandalizzo(ahahahah), quindi magari tra venti anni porterò una poltrona sul palco e rimarrò un pò fermo. Ma tanto ho visto persone muoversi stando sedute e persone ripiegarsi sulle propria ossa ballando. Vitalità non ha età come la creatività

  • Non hai mai pensato di partecipare a un talent?

Sono io il mio talent! La mia vita è un talent. Ognuno sta nel suo Truman Show. I talent non mi piacciono e sai perché? Io sono Patrizio Maria perché ho un modo di vestire mio,di parlare mio,di cantare e suonare e sopratutto scrivere. A cosa serve per un cantautore partecipare ad un talent? Se hai una tua personalità a cosa serve? Sei vuoi apparire va bene, ma io mi tengo ben strette le mie cose e preferisco studiare, leggere, cucinare muffin e collezionare scarpe, fare shopping e occuparmi di filosofia indiana. Voglio essere e non voglio apparire sotto una forma che non mi appartiene. Sono un piercing nel terzo occhi di Ganesh

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  •  Chi sono stati i tuoi maestri e i tuoi idoli?

Mia madre (pittrice ed artista fantastica, Gabi Minedi), i miei gatti, mia nonna e mio nonno, il pasticciere o i pazzi del paese, le chitarre, le scarpe e le fiabe russe. Nella vita quotidiana, nella bellezza e forma dei piccoli gesti e piccole cose trovi qualcosa di sacro e di utile. La bellezza delle piccole cose di pessimo gusto, così le chiamava Gozzano. Non ho mai avuto poster o cose del genere. Ho amato sempre le orge culturali. Il cinema che si mischia con la musica o con la danza, con il teatro e la letteratura, la poesia e la cucina. Mi piace la patafisica, il dadaismo,ecco credo molto nei movimenti culturali piuttosto che negli idoli. Ho ammirato e continuo ad ammirare tanti artisti nel campo culturale, non necessariamente musicale. Mi piace il dualismo e il dandismo. Il mio idolo potrebbe essere Hitchcock con una tutina rosa che balla un rondò del settecento mentre mangia olive elettriche e beve da un lago pieno di torte di mela

  • Tra i grandi nomi con i quali hai collaborato spicca quello di Pino Mango. Cosa ti è rimasto dentro di quell’esperienza?

Ho aperto alcune date di Pino. Era un grandissimo professionista, molto preparato e pieno di sensibilità. Ecco lui era uno che ricercava molto e non si faceva mai trovare. Le impostazioni giuste per un silenzio fatto di creatività, tempi e attese sacre. Era un archeologo

  • Dedicarsi alla musica comporta una scelta esistenziale di rinuncia ad altri aspetti della vita personale?

Per quanto mi riguarda si,ma non rinuncio a nulla. Ho diretto la mia esistenza con gioco, colore e perdite di tempo giuste. Per fare questo lavoro, se hai un dharma, quindi la bella illuminazione esistenziale tutto nasce spontaneo e con triangoli positivi. Non ho mai rinunciato a nulla perché creare, scrivere, suonare, cantare, disegnare oppure occuparmi di storia dell’arte o di look emisferici mi fa stare bene. Cioè, sono io quello. Altri stanno bene negli stadi o nei party affollati di niente, io sto bene sul divano a pensare, nei boschi a raccogliere mirtilli e ad annusare aleppo e foglie di acero rosso. È naturale per me essere nella mia natura e rispettare quella altrui

  • Cos’è per te il successo?

Stare bene con Patrizio e mettere d’accordo Patrizio con Maria. Ho una visione forse in questo mondo di futurismo male interpretato, tutta mia e personale, opinabilissima, anzi forse lo è. Io voglio scrivere canzoni che fanno stare bene me e che strappano una riflessione e un sorriso alla gente. Parlo infatti di cose vere, nulla è inventato o immaginato. Parlo della mia vita. Ecco realizzare, psicologicamente violentarsi e anche soffrire, suonare e fare le cose che lo stomaco ti indica e ti illumina. Quello è il successo. Le persone che sorridono, che lavorano seriamente e non buttano la loro dignità, quelle per me hanno successo, perché leggono continuamente gli occhi, i loro occhi, ascoltano cuori, non hanno paura della morte e dell’amore. Sanno ascoltare. La persona semplicemente profonda quella ha successo. Ma sia ben chiaro che per me il successo è qualcosa di spirituale, di karmico. Non significa apparire, firmare autografi o saltare la fila all’autogrill. Quello è essere famosi. Il successo è altro. Spesso è un operaio che sorride nonostante le mille difficoltà. È un bambino sereno e critico. Un uomo che vuole bene ad una donna. Chi ama gli animali. Il successo è diverso dal successo della vita. Il carisma non ha copertine e Tv

  • Il punk coniugato con la musica leggera italiana di qualità, presumo che l’arrangiamento faccia la differenza. Ce ne vuoi parlare?

Per me attitudine è la parola chiave. È il mio arcano maggiore, i miei tarocchi. Punk vuole dire mille cose, così come non vuole dire nulla. Una cresta non fa di una persona un punk. Io sono fisicamente, anatomicamente prediletto per esserlo. Amo un look che mischia un pò di cose. Le Converse, Le Doctor Martens, il chiodo perfecto della Schott. Ma è un mio essere. Poteva chiamarsi anche in altri modi. Il punk per me significa essere se stessi e dire sempre la verità. Essere schietti e non provarci commercialmente parlando. Io sono un cantautore distorto, scrivo e canto le mie canzoni con una chitarra spesso e volentieri distorta, mi piace il minimalismo e mi piace il riff come loop. In italia spesso ci spacciano cantautori rock solo perché hanno sul palco 27 chitarristi. Non è così. Pensa a come è punk una Patti Smith. Una parola ben detta non fa più rumore di mille chitarre? Pensa alla Beat Generation, al Primal Scream di Arthur Janov o alle proteste silenziose e pacifiste di Gandhi. Quello è punk. Schierarsi sempre e mettere la faccia ovunque, non scappare e non lasciarsi calpestare. In ogni caso trovo la donna come essere la cosa più punk che possa esistere, assieme ai gatti

  • Quali sono i rapporti che legano un cantautore alla casa di produzione che crede nel suo progetto?

Sono fortunato. Mi hanno sempre lasciato libero di esprimere la mia denuncia ironica e colorata. Davvero sono fortunatissimo in questo. Evidentemente ho incontrato sempre persone con una bella testa, che hanno saputo consigliare ma mai, assolutamente mai spegnere la mia personalità e creatività. Importante è accorgersi dei Siddahrta e dei Mãra

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  • Nel 2012 hai lanciato il singolo “Sociopatica”, oggi “Ipocondriaco”. Hai altre patologie in cantiere?

Be tutto è nato nel 2007 quando uscì il mio singolo “Io c’ho l’ansia” che andò molto bene soprattutto sui social ma anche in molte radio. Poi fu la volta di “Sociopatica” e ora di “Ipocondriaco“. Non lo so, forse le mie letture, oppure il mio modo di essere mi porta a tirare fuori determinate tematiche. Credo che oltre ad essere tematiche a me care, soffrendo di queste patologie, forse voglio fare terapia panica e quindi affrontarle in musica, penso siano legate un pò a tutta la società, sfido chiunque oggi. Perché in mezzo a voi c’è qualcuno che non ha sofferto mai di queste esperienze? Dove sei? Voglio conoscerti (ahahahah)

  • Joey Ramone è riuscito a ispirarti solo per il suo lato ossessivo-compulsivo?

Penso di essere davvero uno dei pochi che hanno sempre il colore ovunque. Le mie pagine sui social augurano buongiorni colorati con sorrisi spray. Durante i miei live a metà concerto lancio muffin al mirtillo alle persone che sono venute ad ascoltarmi, anche grazie a loro suoniamo e ci esibiamo, non dobbiamo dimenticarlo. Vengo dal fumetto e dalle bombolette spray. Ossessione può essere ossessione nel ricercare, ossessione per la curiosità? Essere ossessionati non significa per me qualcosa di brutto. Ognuno ha le sue ossessioni e le condivido tutte, tranne l’ossessione sulla violenza

  • Quarant’anni fa il debutto dei Ramones con alle spalle il privilegio di aver inventato il punk, e reinventato il rock’n’roll. Per cosa ti piacerebbe essere ricordato?

Mi piacerebbe che qualcuno conservasse un ricordo di me guardando un bambino che sorride, un loto che sboccia sotto ad un cielo pieno di forme e colori. Mi piacerebbe essere ricordato come una persona buona e colorata, come un rompiballe, come una persona stravagante che è riuscito a mettere un kilt a Zorro, sfondando le strutture e decostruendo quello che hanno voluto imporci. Mi piacerebbe essere un cartone animato antico. Vintage. Un palloncino nel bosco,una chitarra stanca nel Gange. Mi piacerebbe fondermi con la natura. Questo mi mette serenità e pace, davvero. Mi sono commosso, maledetti ahahahah ?

Cose da web, miti sociali e altre storie…

Articolo scritto da Roberto Federico Manzoni