Riflessi sul mondo della poliedrica Camilla Boemio

Intervista by Gianfranco D’Anna

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Intramontabile. Nel senso che davvero non tramonta mai il sole sulla frenetica attività internazionale di curatrice d’ arte contemporanea, fotografa, scrittrice, critica, di Camilla Boemio. Dalla California alle Maldive, da Odessa alla Nigeria, da Miami dalla Biennale e da Boston ai Fori imperiali, l’impeto artistico targato Boemio attraversa il mondo.  “Il mio filone di ricerca – spiega Camilla –  è prima di tutto una vocazione”.

  • Molti ruoli, un lungo curriculum. Quale prevale fra queste multiformi personalità?

Potrebbe sembrare un paradigma concettuale l’essere coinvolta su vari fronti della ricerca, ma in realtà i ruoli dialogano l’uno con l’altro alimentandosi e sviluppandosi in differenti fasi e periodi. In una certa maniera sposto sempre l’accento sull’analisi e la sperimentazione dei linguaggi diversi. “La necessità dell’arte” è sempre presente. La scrittura potrebbe rientrare nella parte più intimistica, introspettiva anche se per ora non ho mai a fondo trattato la narrativa.

  • Se dovesse scegliere fra i numerosi progetti che ha avuto modo di realizzare, in Italia e nel mondo, quale metterebbe maggiormente in evidenza?

E’ indubbio l’essere stata curatrice associata di Portable Nation, il padiglione delle Maldive alla 55^ Esposizione Internazionale d’Arte. La Biennale di Venezia, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico; e nel 2016 essere stata la curatrice di Diminished Capacity, il primo padiglione della Nigeria alla XV^Mostra Internazionale di Architettura, con il titolo Reporting from the Front. Queste,oltre alle singole mostre, alcune delle fasi rilevanti del mio percorso. Alle quali andrei ad aggiungere la mia consulenza di tre anni per la sezione dedicata all’arte ed alla scienza del Progetto Universitario Europeo ISWA.

  • Difficoltà e svolte artistiche?

Per rispondere devo menzionare il filosofo Alain Deneault. Il suo ultimo saggio illustra il malessere sociale che ci ha travolto: la mediocrità. L’atteggiamento del mediocre vige in ogni contesto, e in ogni ambito lavorativo fino a plagiare a fondo le abitudini di coloro che dovrebbero garantire alte prospettive per i musei. Se togliessimo un numero significativo di musei che fanno parte dell’Associazione dei musei d’arte contemporanei, avremmo in Italia un numero sproporzionato di Pinacoteche, centri art visive e musei comunali che sono gestiti da persone completamente scevre dall’essere capaci di attrarre un numero maggiore di visitatori e di garantire dei programmi che possano stare al passo con la programmazione Europea.

Spesso le Istituzioni Italiane si muovono in modo mediocre, optando nella scelta delle direzioni senza un vero investimento in termini di visibilità e qualità. Un impiegato del territorio ha un valore politico maggiore di un curatore internazionale. La “mediocrazia” ha alterato il giudizio ed ha fermato la lucidità.

Le svolte nascono sempre dall’impegno e dalla costante applicazione al proprio lavoro. Potersi confrontare in contesti internazionali con un numero significativo di teorici, curatori ed artisti amplifica le proprie percezioni.

  • Preferisce curare progetti in Italia o all’estero? 

A volte all’estero le condizioni sono più propizie per realizzare dei progetti complessi anche d’arte pubblica. Questo avviene perché la burocrazia è più snella è molto spesso vige un desiderio corale da parte di tutta la collettività di vedere una parte della città trasformata, o una nuova Biennale prendere piede nel tessuto territoriale.

  • Consigli per artisti esordienti?

Di assimilare il maggior numero possibile di esperienze: residenze all’estero, aprire i propri studi, sperimentare la propria ricerca assimilandone un proprio linguaggio, confrontarsi con gli altri artisti e viaggiare verso contesti che possano garantire delle solide prospettive. Capire che il confronto e lo scambio continuo con gli altri sia di grande arricchimento per la propria pratica artistica.  L’arte è l’accettazione del rischio, come tale si entra in mare aperto.

  • Che evoluzione artistica e architettonica coglie?

La necessaria propensione verso la sfera di analisi sociale e politica da parte dell’arte e dell’architettura. L’architettura deve sempre di più posizionare il suo “fare” verso la concreta interazione con il tessuto sociale. Reputo indispensabile porre le basi verso dei tentativi di risposta a due domande correlate: come si presenta la città nel tempo, e come si confronta questa città contemporanea con quella di una generazione prima? Ogni città strutturata, da Milano a Berlino a Londra, è un interessante caso di studio. L’arte del presente deve sempre essere un trampolino per il futuro.

  • Come vive una critica d’arte le critiche alla sua attività artistica?

Bisognerebbe suddividere i pareri discordanti, di coloro che avrebbero curato un determinato progetto in modo diverso ed i cui commenti potrebbero essere utili e fanno parte dei diversi approcci nei confronti della ricerca. Il pensiero critico rimane l’unico antidoto per valutare noi stessi, il mondo che ci circonda ed il nostro operato.camilla-boemio

 

Articolo scritto da Redazione PinkItalia