Cinzia Tani: “La violenza contro le donne? Direttamente proporzionale all’indipendenza femminile”

intervista di Gianfranco D’Anna

Cinzia Tani La violenza contro le donne Direttamente proporzionale all’indipendenza femminile5
CINZIA TANI

Cinzi Tani, scrittrice di successo e opinion leader televisiva. Vive fra i libri. Che scrive e che legge. Ne ha pubblicati una trentina ed ha letto la maggior parte dei  20 mila volumi, ordinatamente selezionati per argomenti, che occupano tutte le pareti di casa. Vita da scrittrice-lettrice ma non solo. Cinzia Tani è anche conduttrice televisiva (da ultimo Uno mattina Rai1) e radiofonica. Al centro di quasi tutti suoi romanzi le donne.

Con annesse passioni e violenze subite. Donne in ogni caso protagoniste. “Scrittori e intellettuali devono impegnarsi, aprire le porte e parlare a tutti” afferma Cinzia Tani, convinta del ruolo della cultura e della lettura nell’evoluzione del dialogo fra i popoli.Cinzia Tani La violenza contro le donne Direttamente proporzionale all’indipendenza femminile

  • Quante generazioni dovranno ancora alternarsi prima che anche nel mondo islamico la donna possa avere gli stessi diritti dell’uomo? O è un’utopia?

Penso che ci voglia moltissimo tempo che non so quantificare. Le limitazioni alla vita della donna sono moltissime se pensiamo che in Arabia Saudita non hanno neppure il diritto di guidare un’auto. E poi, purtroppo, appena si fa un passo avanti ne seguono dieci indietro come sta accadendo in Turchia.

Sono molto pessimista al riguardo anche se ci sono donne eccezionali che combattono nei paesi islamici perché le donne abbiano maggiori diritti. L’unica speranza è la rete dove le donne possono informarsi, unirsi e lottare insieme.

  • Femminicidi e violenze di tutti i tipi sono in forte aumento anche nella laica Europa. Perché questa recrudescenza?

E’ un fenomeno assolutamente nuovo. Nel passato gli omicidi nella coppia venivano commessi dalle donne quando sposavano un uomo che non avevano scelto e si trovavano a vivere con un compagno violento, traditore, maltrattatore. Ma uccidevano anche se incontravano l’amore vero e allora il marito era un ostacolo da eliminare. Uccidevano con l’arsenico che si poteva trovare in farmacia. Erano implacabili, progettavano l’omicidio con molta cura. Gli uomini uccidevano poco nell’ambito della coppia visto che le donne erano sottomesse, non uscivano, non creavano problemi. Oggi le donne non uccidono più il compagno.

Con l’emancipazione femminile possono separarsi, divorziare, lavorano e sono indipendenti. La donna abbandonata non uccide mai! Se ne fa una ragione. E’ l’uomo abbandonato, o l’uomo geloso, che uccide la compagna perché si sente frustrato, arrabbiato, non concepisce l’idea che una donna possa lasciarlo.

Cinzia Tani La violenza contro le donne Direttamente proporzionale all’indipendenza femminile
CINZIA TANI

Quindi la recrudescenza è direttamente proporzionale all’indipendenza femminile. Quanto più la donna esce di casa, incontra al lavoro altri uomini, decide di porre fine a una relazione che non la soddisfa più o che considera violenta, ecco che l’uomo la elimina. E poiché nella maggior parte dei casi lui poi si suicida, diventa un kamikaze, un essere che può raggiungere la sua vittima ovunque tanto non ha bisogno di cercare una vita di fuga.

  • In Italia le leggi sullo stalking, le unioni civili e l’evoluzione socio culturale hanno determinato un miglioramento sostanziale o soltanto formale della condizione femminile?

La condizione femminile è assolutamente migliorata. Abbiamo donne manager, donne in politica, donne alla guida di canali televisivi e così via. Nelle università le eccellenze sono femminili. Purtroppo le leggi sullo stalking e il femminicidio non hanno frenato le uccisioni. Sono leggi male applicate. Si chiede alle donne di denunciare l’uomo violento e poi vengono lasciate sole e spesso finiscono male.

La Convenzione di Istanbul chiede che ci siano programmi scolastici a cominciare dall’asilo per formare nuove generazioni di maschi e femmine che si rispettino a vicenda. I maschi devono accettare i nuovi ruoli femminili, non possono più pensare che la donna diventa di loro proprietà una volta iniziata la relazione e le donne devono capire che al primo gesto violento devono andarsene, lasciare il compagno. Siamo solo noi e la Grecia a non applicare queste direttive importantissime. E poi ci vogliono fondi per le case di accoglienza, e formazione per le forze dell’ordine. Penso che un cambiamento ci sarà ma ci vorranno almeno due o tre generazioni.

  • Quanta strada rimane ancora da percorrere e come?

Moltissima se non si agisce subito. Con un’educazione diversa in famiglia, con psicologi ed esperti che parlino di relazioni sentimentali a scuola. Con una maggiore informazione televisiva (non solo racconti morbosi dell’ultimo delitto) che spieghi quali sono i percorsi della violenza maschile e come fare per sfuggirle.

  • Molti suoi interventi televisivi, editoriali e diversi romanzi che ha scritto denunciano costantemente la mancanza di rapporti alla pari e le infinite situazioni di disagio delle donne. Che tipo di riscontri  ha da parte di lettrici e telespettatrici e dal pubblico maschile?

Da parte del pubblico maschile ho pochi riscontri. Alle mie conferenze vengono soprattutto donne che sono molto coinvolte da questi problemi, fanno domande, pensano a soluzioni, raccontano le loro storie. Gli uomini le accompagnano e rimangono indifferenti. Molti dicono: “Eh ma anche le donne quando ci si separa diventano cattive…” o “Eh, ma questi problemi ci sono sempre stati!” Trattano questa tragedia con molta superficialità, per questo io penso che debbano essere maggiormente coinvolti.

E’ inutile che parliamo fra noi donne che conosciamo perfettamente il problema e cerchiamo di fare qualcosa per risolverlo. Ma senza la presenza fondamentale degli uomini cosa possiamo fare? Questa assenza è molto deludente e anche pericolosa.

Articolo scritto da Redazione PinkItalia