#SocialCafè, Francesco Facchinetti il “Capitano” del web

È un personaggio eclettico, multitasking e social addict: dj, cantante, presentatore, talent scout, imprenditore e attore. Sicuramente avremo dimenticato qualcosa, perché nel vocabolario di Francesco Facchinetti la parola riposo non esiste.

Ama la sua famiglia, e a inizio 2016 sarà papà per la terza volta. Con suo padre Roby (Facchinetti ovviamente!), ha un fantastico rapporto e sul web è una star seguita da milioni, anzi miliardi, di persone che gli vogliono bene.

Nel film Belli di Papà interpreta il ruolo, a suo dire, di un simpatico cattivo, confidandoci che è così anche nel quotidiano. Ma da quello che leggerete, Francesco più che un simpatico cattivo, è un timido altruista…

Francesco Facchinetti

  • Di recente hai postato tre parole “Big Facchinetti Family” e una foto con cinque paia di scarpe che rappresentano la tua famiglia. Un semplice post che contiene un potente messaggio social. Posti di getto o ci pensi prima?

Essendo un social addict, quando vedo cose belle da fotografare che mi trasmettono un buon sentiment, penso subito a come poterle raccontarle in un post. Sui social network preferisco comunque raccontare la mia vita privata, visto che quella pubblica la conoscono tutti. Sono le cose intime e private che interessano al pubblico della rete

scarpe

  • Famiglia numerosa e tanti impegni: come riesci a organizzare le tue giornate fra famiglia, lavoro e social?

Vivo tutta la giornata! Mi sveglio alle sei e mezza e vado a dormire a l’una di notte. Così ho tempo di stare con i miei figli, con mia moglie e con la mia famiglia. Ho tempo di lavorare alla radio, di portare avanti i miei progetti, curare i ragazzi che rappresento, incontrare nuove persone, viaggiare, insomma: ho tempo di fare tutto!

Parliamo di The Voice: oltre all’indiscussa bravura tua e di tuo padre a scoprire talenti, quanto sono stati importanti i social network per il #TeamFach?

Tantissimo! I social network sono stati molto importanti, perché attraverso loro io e mio padre siamo riusciti a raccontare la nostra storia a The Voice, soprattutto grazie a The Facchinettis, la web series creata ad hoc per comunicare con il pubblico divertendoci e facendolo divertire. Ormai anche mio padre è un social addict, e in famiglia condividiamo anche questo

team fach

  • Qual è secondo te il rapporto tra social e Tv? Te lo chiedo perché c’è ancora tanto scetticismo in giro…

Sicuramente è un rapporto molto particolare, qualche volta forzato. Altre, invece, un’avventura che va a buon fine. Diciamo che non è una relazione semplice: la Televisione è la Televisione e Internet è Internet.

Lo dico sempre, chi guarda la televisione spesso e volentieri va anche su Internet. Chi invece è un nativo digitale, difficilmente guarda la televisione. Questo è il piccolo problema.

Infatti, quello che bisognerebbe fare è cercare di utilizzare i contenuti televisivi su Internet, ovviamente solo ciò che c’è di interessante, in quanto tanto materiale televisivo su Internet va forte. Ad esempio, Suor Cristina che canta a The Voice in Internet è molto interessante, anzi ha costituito la forza e la fortuna del programma. Grazie al web l’esibizione della suora è arrivata sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, trasmessa rispettivamente dalla BBC e dalla CNN.

Queste due emittenti televisive sono state le prime a supportare l’esibizione di Suor Cristina, al tempo in cui nessun programma italiano e nessun telegiornale se n’era ancora interessato. In America sono più furbi e avanzati rispetto a noi: sanno bene qual è il contenuto virale che potrà trainare il catodico. Hanno visto l’esibizione e l’hanno mandata in onda, e da lì è esploso il caso ed è nato il personaggio. Questa è la circostanza che sintetizza come un contenuto televisivo può funzionare magnificamente su Internet e contribuire ad aumentare audience e share sul piccolo schermo

  •  A proposito di quello che dici, leggo un tuo tweet: «E mentre l’Auditel viene chiuso, la mia squadra sul web supera i due miliardi di visualizzazioni. Forse qualcosa è cambiato, finalmente».

Sì, è esattamente quello che sta succedendo; il mondo sta cambiando. Il potere di avere due miliardi di visualizzazioni comincia a essere interessante, tanto che ci sono personaggi nati sulla rete che stanno pensando di vivere esclusivamente in Internet e non essere più solo Facebook Star, Twitter Star o Youtube Star, ma di trasformarsi in veri e propri editori di se stessi, con la propria web Tv

  • Tecnologia di serie al giusto prezzo, il tuo cervello non riposa mai. Come è nato Stonex ONE che oggi è una realtà?

Stonex One è nato da due persone, una è Davide e l’altra sono io.

Abbiamo voluto fare una cosa che in un momento di crisi sarebbe stato meglio evitare: confrontarci. In realtà, quando si è in crisi, bisogna contrapporsi per essere creativi e tirare fuori un’idea interessante. Noi per fortuna ci siamo riusciti, e abbiamo deciso di raccontare all’acquirente esattamente come stanno le cose: in questi anni la tecnologia ha abusato del suo potere. Se al giorno d’oggi ci troviamo a comprare un prodotto pagandolo 500 euro e, dopo appena sei mesi, lo ritroviamo a 100 (euro), significa che o ci hanno fregato prima o ci hanno raggirato dopo!

Quindi, partendo da questo ragionamento, il nostro obbiettivo è quello di produrre tecnologia di serie A al giusto prezzo, ovvero al 20-30% in meno rispetto ai costi abituali.

stonex one

  • Sempre a proposito di Stonex ONE, che mi dici di #CiaoIM?

#CiaoIM è nata come un’applicazione di instant messaging. Con il passare del tempo è diventata,  fortunatamente, un’esperienza molto più grande e abbiamo persino deciso di cambiarne il nome in “Ciao I’M”.

Non è una semplice applicazione di instant messaging come Whatsapp o Telegram. #CiaoIM ti permette di avere altre opzioni che, solitamente, o sono fuori dalla tua applicazione, o non sono contemplate come, ad esempio, la chat segreta. Saremo più liberi di mandare contenuti privati, visto che si auto distruggeranno, il che non significa per forza usarla per nascondere un tradimento (sic!), ma documenti di lavoro dei quali non si vuole lasciare traccia.

Poi, sempre all’interno della chat, una cosa che spesso accade, e che trovo insopportabile, è la possibilità degli screenshoot.

Spesso quando invii un contenuto privato, questo viene fotografato e reso pubblico. In questo caso, quando qualcuno ti screenshotterà lo saprai, perché ti arriverà immediatamente un allert.

Ma la parte più interessante sono gli spider, un’applicazione dotata di intelligenza artificiale, che gestirà gli avvenimenti importanti al tuo posto. Se hai 20 compleanni all’anno da ricordare, potrai impostare l’applicazione affinché sia tempestiva nell’invio degli auguri, nei giorni stabiliti. Oppure se sei in riunione, #CiaoIM risponderà al tuo posto. Oppure ti avvertirà dell’arrivo delle email, del loro contenuto e ti permetterà di programmare in anticipo cosa l’applicazione sarebbe opportuno rispondesse in base all’importanza del contenuto. Oltre a questo, parliamo di altre 1857 opzioni che trasformano “Ciao IM” in “Ciao I’M”, variante un pochino più complessa…

 

  • Sul tuo profilo Google+ hai postato qualche tempo fa un bellissimo ritratto che ti rappresenta, sembra una foto e, le parole che hai dedicato a questo artista mettono i brividi, a me personalmente ha emozionato. Te ne cito alcune: «Amo il talento, l’ho sempre amato. Quando lo capisco, lo sento, lo vedo, il mio primo pensiero è: Come posso aiutare questa persona di talento?». Perché sono rare le persone che aiutano a far emergere chi merita?

Perché non hanno tempo di farlo. Ma non voglio condannare nessuno. Se penso alle problematiche che ha il nostro Paese, posso anche capire che per tanti il problema dei giovani sia l’ultimo. Per me invece è il più importante: se il Paese deve ripartire, lo deve fare dalle nuove leve. Purtroppo la generazione degli anni 70 è stata tagliata fuori da quella degli anni ‘60, la generazione degli anni ’80 ancora da quelli degli anni ’60, che non hanno liberato le poltrone.

Oggi la generazione degli anni ’90 deve creare una discriminante e mandare tutti al diavolo, prendere in mano le redini di questo cavallo e cavalcare…

Per fare tutto ciò, ci vogliono delle prese di posizione, ci vuole qualcuno che in qualche modo si impegni a essere una “testa d’ariete” per buttare giù il muro. Però, ci sono persone che la pensano come me: realizzate, che nella vita hanno fatto un sacco di cose. Hanno una famiglia, dei figli, sono tranquille e serene, tanto da poter dire: «Dedico il 70% della mia giornata ad altro», ed è una cosa che difficilmente puoi fare se hai problemi personali.

Io posso considerarmi fortunato, non perché mi chiamo Facchinetti di cognome, forse anche per quello, ma comunque sono riuscito a costruirmi delle cose concrete da solo, sia nel pubblico che nel privato. Ciò che sono riuscito a realizzare mi fa sentire sereno e risoluto. E quando sei sereno, ti alzi la mattina, con lo zaino in spalla e dici: «Bene e adesso che facciamo? Andiamo a sviluppare qualcosa per i ragazzi!»

La mia agenzia gestisce talenti che ho preso sotto l’ala da giovanissimi e stanno iniziando a realizzare i loro sogni, costruendo la città dei giovani, organizzando concept e format che in qualche modo coinvolgono e rappresentano le ultime generazioni

ritratto

  • Belli di papà è nelle sale cinematografiche, come è stata la tua prima esperienza sul grande schermo?

Magnifica! Mi sono divertito, un’esperienza unica. Ho capito quanto c’è di bello nel mondo del cinema, quanto c’è di unico, quanto il cinema abbia ancora in sé molta poesia; cosa che in televisione e nella musica piano piano sta scomparendo. La Tv è un po’ ragioniera: «Vai, fai questo e torni a casa».

La musica purtroppo sembra un mondo libero ma non lo è, anche quello è un “fast food” mentre nel cinema sei obbligato a rispettare delle scadenze, a condividere il set, a garantire qualità. Tutti stanno allo stesso livello… Ci sono molti fattori concomitanti che lo rendono originale.

belli di papà

  • Come si è trovata a “recitare” una persona vera come te?

In Belli di Papà sono un simpatico cattivo, fortunatamente un ruolo vicino a come sono realmente. Poi, sul set ho scoperto che è più difficile far ridere che recitare la parte del cattivo, per questo, confesso che non ho avuto particolari difficoltà.

  • «Sono io quello che non avrebbe mai venduto un disco e quello dato per finito mille volte. Sono quello criticato a prescindere, sono il figlio di papà e sono quello raccomandato che raccomanda gli altri.” in questo lungo viaggio, tra successi, frecce schivate e momenti in cui non ti senti più la terra sotto i piedi, le persone che devo veramente ringraziare siete voi». Hai da aggiungere qualcosa?

Credo che la cosa più sincera che tu possa donare agli altri quando fai un mestiere pubblico ─ nel quale improvvisamente il mondo intorno a te cambia ─, è l’affetto delle persone: quello sai che è una cosa vera. Chi ti vuole bene perché ti segue, ti vuole bene veramente.

Adesso sto di più a casa e vivo con piacere la vita domestica. Ma fino a due, tre anni fa, passavo il 99% della mia vita fuori casa: non vedevo la mia famiglia, mia mamma, i miei parenti, i miei cugini. Stando lontano da loro, ho imparato che le persone più vere sono quelle che incontri lungo il tuo percorso, e sono i tuoi fan

Cose da web, miti social e altre storie…

Articolo scritto da Roberto Federico Manzoni