#Terremoto, l’incubo dei bimbi, essere divorati dalle crepe

#Terremoto, l’incubo dei bimbi, essere divorati dalle crepe

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“La loro paura più grande è che si aprano delle crepe sotto le tende, e venire divorati da queste crepe”. E’ l’incubo dei piccoli nel campo di accoglienza di Griciano, piccola frazione a tre chilometri da Accumoli l’epicentro del terremoto che ha fatto strage tra Lazio e Marche.

Nei disegni ci sono gli elicotteri della Croce rossa che salvano una persona. Una ragazza che grida aiuto in una casa vicino a un bosco in fiamme. Ma anche gli stemmi della Juve o della Roma, o una partita di pallavolo in spiaggia, forse quelle viste nelle Olimpiadi di Rio. “Esprimono quello che hanno vissuto. Non è arte-terapia, è disegno puro”, continua Chiara: “E’ un modo per canalizzare le energie che hanno, le loro emozioni. I bambini sono più piccoli esprimono in modo diverso dagli adulti quello che hanno vissuto e ognuno elabora in una determinata strada”.

I volontari hanno allestito un mini-campo giochi non lontano dalle tende. Una fascetta segnaletica dai tradizionali colori bianco e rosso simula il limite di una immaginaria rete da pallavolo. I piccoli si rincorrono tutto intorno. Giocano a nascondino tra le tende allestite dai soccorritori. Vicino c’è una ‘ludoteca’: ci sono i colori per disegnare, i fumetti, le macchinine e qualche libro per i più grandi. I bambini sono una decina, tutti tra i 3 e i 12 anni, e anche molti adolescenti, in un campo che ospita nella notte oltre 150 persone.

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“Non gli diciamo cosa disegnare, li facciamo giocare, cerchiamo di riportarli alla quotidianità che hanno perso”, spiega Chiara Giuliani, una giovane volontaria responsabile dei più piccoli, di Torre dei Passeri, in provincia di Pescara.

Ma come lenire il dolore e la paura nei bambini che hanno vissuto l’esperienza del terremoto?

Secondo il Professor Massimo Ammaniti, famoso psicoanalista e psicopatologo, che in un’intervista a La Stampa ha dichiarato: «Il migliore approccio, il più naturale, è la vicinanza fisica. Cioè un abbraccio. I bambini hanno molto bisogno di essere abbracciati, sempre e comunque. Si sentono sostenuti e “contenuti”. Sperando però che i bambini sopravvissuti accettino la vicinanza e l’abbraccio”.

Spesso però questi bambini devono affrontare il tema della morte delle persone più care. Dei genitori. O della sorellina maggiore, com’è capitato alla piccola Giorgia che non vedrà più Giulia. Come «raccontare» ai bambini la morte? Secondo il Prof. Ammaniti «Prima dei cinque anni, un bambino non ha ancora il concetto della morte come scomparsa definitiva e irreparabile di una persona. Nella nostra tradizione, si tende a dire che quella persona “è andata in cielo”, o si è “addormentata”. Un simile approccio porta il bambino a vivere in una specie di attesa, a pensare che la persona possa tornare. Invece è importante dire la verità, naturalmente immaginando tempi e modi adatti all’età e alla condizione, con una giusta gradualità. Quando il bambino si è ripreso e chiede della persona cara, si può cominciare a dirgli che purtroppo sta molto male, che è in cura in ospedale, preparandolo al distacco. Col tempo, quando il bambino apparirà più solido, si potrà dire che la persona non ce l’ha fatta, che purtroppo è morta. E sarà giusto insistere sul fatto che restano, incancellabili, i ricordi, gli avvenimenti condivisi, i gesti, l’amore».

“Giochiamo a palla, acchiapparella, quello che vogliono. Se hanno bisogno di rilassarsi magari leggiamo un libro insieme”. L’assistenza dei volontari non è di natura terapeutica, per quella ci sono team specializzati che stanno girando tutta l’area. Qui si offrono sorrisi e scherzi.

Non lontano da qui, a una quindicina di chilometri sulle montagne più alte, a Montegallo, rinomato centro turistico sui monti Sibillini, altri bambini si rincorrono gridando. Le famiglie del paese hanno trasformato un vicino camping della comunità montana in un riparo sicuro. I volontari dell’Emilia Romagna, che in quest’area sono oltre 120, hanno piazzato tende accanto ai bungalow, che ospitano soprattutto gli anziani, compreso qualche ferito.

“Nel paese ci sono circa 17 bambini, 10 sono qui. Si conoscono tutti, non hanno capito bene cosa sia successo e pensano di stare in vacanza”, racconta una signora. Accanto a lei c’è Alessio, 5 anni, il nipote. “Non ha paura, ma quando arriva una scossa si spaventa. Allora lo abbraccio, lo coccolo e gli rispunta il sorriso”, dice la zia. Alessio fa una smorfia, gira sui tacchi e ricomincia a correre sul prato. Si azzuffa con gli altri piccoli. La comunità li guarda con amore, li sentono come figli di tutti. E sono determinati a garantire loro un futuro che spazzi via il dramma di questi giorni.

fonte Ansa

Articolo scritto da Redazione PinkItalia